Recensione "Alice from Wonderland" di Alessia Coppola

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Cosa accadrebbe se Alice varcasse la dimensione di Wonderland? 
Quanto labile diverrebbe il confine tra lucidità e follia? 
Una strega, un sortilegio e un libro sono il principio di tutto. 
Alice non è più la bambina sprovveduta che vagheggiava tra labirinti di carte. È una giovane innamorata, alla ricerca della propria identità. Per trovarla viaggerà nel tempo e oltre il tangibile. 
Scrittori, scienziati, circensi e matti sono i suoi compagni in uno straordinario viaggio verso una meta impossibile. 
Sottomondo non è mai stato così sopra. 
Che la magia abbia inizio, la tana del coniglio vi aspetta.

«Quale uomo di genio su questa Terra non si è lasciato corrompere dall’abbraccio della follia? In essa risiede il seme dell’intuizione. Senza un briciolo di pazzia che saremmo noi, se non alberi senza foglie? Secchi, rigidi, immobili. Le foglie sono per gli alberi ciò che per noi è la follia: il movimento, la linfa così come il frutto. L’evoluzione.»
Alice From Wonderland è stato un tuffo nel passato, un ritorno alle origini, per me che amo infinitamente la fiaba di Alice. La citazione che vi ho messo all'inizio dice tutto, no?
Questo romanzo è a metà tra un geniale trattato filosofico sulla follia e una rivisitazione appassionante di Alice in Wonderland. E dato che sarei capace di iniziare un discorso filosofico io stessa, mi interrompo prima di uscire di tema. Il mio compito è parlarvi del romanzo, perciò eccomi qui!
Dunque, al principio vediamo una Alice senza alcuna identità né ricordo del suo passato. E' cresciuta, ormai, ma viene adottata da una famiglia che ha appena perso la figlia. Alice li ama, ma scopre presto che quella realtà le sta stretta e fugge via. Nel viaggio che intraprende inizia ad incontrare i vecchi pazzi di Wonderland e pian piano la sua storia si ricompone: Lewis li ha fatti uscire dal romanzo.
«Ho creato un universo di carta, per non farmi inghiottire da quello di asfalto. E ho liberato voi perché liberaste me.»
«Da cosa?»
«Da me stesso, dal mondo, dalle maschere che la gente indossa con fin troppa disinvoltura. Avevo bisogno di compagni veri. Necessitavo di quel sogno che il mondo mi aveva strappato.»
Da quel momento girano liberi sulla Terra con sembianze umane e ci sono proprio tutti! Alice, il Cappellaio, il Brucaliffo, lo Stregatto, il Leprotto Marzolino, il Bianconiglio... Alla morte di Lewis hanno dimenticato Wonderland ma Alice li ha aiutati a ricordare. Ora tutti vogliono tornare a casa, tutti tranne il Brucaliffo. Lui è innamorato di Alice e si contende il suo amore con il Cappellaio.
Ok, alzi la mano chi ha sempre shippato quei due sia nel libro che nei vari film!!!
Il Brucaliffo creerà diversi problemi alla troupe fino a generare un finale che non potevo accettare! Ma l'autrice mi ha stupito inserendo un finale alternativo che mi ha soddisfatta molto di più.
Decisamente in tema con la storia un po' folle è la struttura del romanzo: i capitoli sono numerati con i romani fino al momento in cui Alice ricorda chi è, poi iniziano i numeri arabi. Geniale! Come se il vero punto di inizio della storia fosse il momento in cui la protagonista riprende coscienza della sua identità!
Arriviamo al termine del romanzo con un "FINE" gigantesco che mi ha fatto tremare, per poi girare pagina e trovare un "E SE..." ancora più gigante. Alessia, ti adoro! Sei matta da legare, quindi quel finale non era proprio accettabile!
Termino confessando ancora una volta la mia profonda stima per la Coppola che ha saputo prendere Alice e trapiantarla in un mondo reale ma non tanto reale, a metà tra il folle e il terreno, l'umano e il fiabesco. Ci sono eterni bambini come il Cappellaio e Alice, ma ci sono personaggi che si evolvono come - scioccante - il Bianconiglio, che scopre la scienza e la vuole studiare.
«Sono un essere umano adesso e voglio evolvermi. Non c’è evoluzione a Wonderland. Nessuno di voi invecchierà, nessuno di voi cambierà. Non posso adattarmi a questo. La migliore metamorfosi è quella che implica una mera ricerca della conoscenza. È la propensione verso il sapere che ci rende evoluti. Che involucri vacui saremmo, senza ricerca. Ecco, la conoscenza è la mia felicità, la mia fede.»
Ho trovato questo romanzo semplicemente meraviglioso e sicuramente non sono riuscita a rendergli giustizia con queste poche righe. Me ne dispiaccio grandemente, ma non trovo davvero altre parole per descrivere quanto l'abbia amato. Una rivisitazione geniale, personaggi adorabili, stile quasi poetico e messaggio lampante. Complimenti ad una grande autrice!
«Credi nell’invisibile. Il tangibile non è necessariamente reale. Chi e cosa lo stabilisce? Credi nei sogni e nella gioia che muove i nostri giorni, nell’intento di realizzarli. Credi a questo, Alice. E tutto sarà possibile.» 

Commenti

  1. Questa recensione mi ha toccato il cuore, grazie infinite per le splendide parole e per la stima. ^_^

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    1. E' stato un vero piacere leggerti, Alessia! Questo sarà uno di quei romanzi-droga che devo rileggere almeno una volta l'anno! Sono io a ringraziare te per avermi fatto sentire un po' meno normale! Lo rileggerò soprattutto per sentirmi meno radicata nella realtà così monotona e più vicina ai personaggi che ho amato tanto e con cui sono cresciuta (ma siamo effettivamente cresciuti? Chi lo sa!). Un abbraccio <3

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    2. Sono onoata di queste tue parole, mi fai commuovere. Non c'è ricompensa più grande di questa, per uno scrittore. <3 Ti abbraccio forte.

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  2. che recensione fantastica!!! complimenti!

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    1. Ma sei gentilissima, grazie! È stato il libro ad ispirarmi❤ Tutto merito di Alessia e della storia stupenda!

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