Intervista a Cecile Bertod

Ciao a tutti lettori!
Oggi intervisto una delle mie autrici preferite, Cecile Bertod. Grazie per aver accettato cara Cecile, è un piacere parlare con te.


Quando è nata la tua passione per la scrittura?
In realtà ho convissuto, e questo da sempre, con un’innaturale propensione per la lettura. Che senza rischiare di esagerare, era ciò che riempiva quasi interamente le mie giornate da bambina.
Ho iniziato a scrivere a 16 anni, ma era un gioco a tempo perso che credevo non mi avrebbe mai portato da nessuna parte. Ho continuato a farlo, certa che fosse solo una parentesi e pian piano, solo col tempo mi sono resa conto che in realtà non amerei fare null’altro se non questo. E so che sembra terribilmente banale dirlo, perché, andiamo, a chi non piacerebbe? Il punto è che ora come ora, pur ricordando che accanto c’è la vita vera, non mi immagino in nessuna altra realtà possibile se non questa. E so che sbaglio, che dovrei tornare coi piedi per terra e magari trovarmi un lavoro serio, ma c’è una parte di me convinta che questa sia la strada e non mi aiuta a lasciarla.

Quando è nata, secondo te, la Cecile Bertod che tutti noi conosciamo e amiamo?
Quella credo nel momento esatto in cui l’ho immaginata. E cioè ormai sei anni fa. Perché era già lì, solo che non ne avevo idea. Darmi un nuovo nome è stato un po’ come aprire una porta e sbirciare dove fino ad allora non avevo mai guardato. Mi chiedo spesso come sarebbero le persone attorno a me se potessero ripartire da zero. Io un po’ l’ho fatto.

Se dovessi scegliere il tuo ragazzo ideale in base ai personaggi letterari o delle serie tv, chi sceglieresti?
Mmm… Esteticamente parlando, per me il top è Colin Morgan, che da ragazzino abbiamo visto nella serie Merlin. E lo so che non piace a nessuno, ma a me sì! E sono certa che prima o poi tutto il mondo converrà con me, è solo una questione di tempo. Non dispero. Per quanto riguarda carattere o se vogliamo trama, il mio principe azzurro per eccellenza è Bruce Willis nel telefilm Moonlight. E so che ora tutti diranno “Che diavolo è?”, ma che volete? Sono vecchia maniera, un po’ vintage. Amo le serie anni Ottanta quindi se vi va di scoprirlo provate a cercare qualche puntata online, sono sicura che ve ne innamorerete anche voi!

Ti aspettavi tutto il successo che hai avuto?
Ma in realtà io non penso di aver avuto chissà quale grande successo. Lavorare con una CE un po’ più grande ti permette di avere una platea maggiore, ma permetterebbe a ognuna di noi di averla. Quindi tutto sommato è solo un pizzico di fortuna, a volte, avere l’occasione per presentarsi ai lettori. Se devo essere sincera non mi aspettavo nulla. Non mi aspetto mai nulla, se non di ingrassare. Ecco, quella è la mia unica certezza, soprattutto se ci avviciniamo alle feste di Natale. Panettoni. Pandori. Cose del genere. Oddio… è già dicembre, vero?

Due aggettivi che ti descrivono?
 Inguaribile Mangiona. Si. Direi che ci siamo.

A chi ti sei ispirata per la creazione dei tuoi personaggi?
A volte alla mia famiglia. Altre a persone che stazionano periodicamente nella mia vita. Molte altre a libri, canzoni. Idee. Film. A volte mi metto a tavolino e decido arbitrariamente come vorrei che fosse. Tutto dipende da che valore il personaggio voglio che abbia nella trama.

Tra tutti qual è il tuo preferito?
Forse quello che uscirà subito dopo Ti amo ma non posso. Credo che mi rappresenti più di ogni altro. Ma forse non per la trama. Per quello che cercavo di raccontare, anche se tra le righe. È una storia cupa. A differenza di tutti i miei racconti. E parla un po’ di me, anche se non sembra. Solo due libri sono leggermente autobiografici, l’altro era il Tailleur. E difatti anche quello è tra i miei preferiti.

E quello che più ti rappresenta?
Anche questo è un inedito che dovrebbe essere pubblicato non troppo in là. Per una volta volevo descrivere me a 360° e l’ho fatto. Panico. Ahah. È la storia di una scrittrice di romanzi erotici con il blocco dello scrittore. L’ho finito circa due anni fa e l’anno scorso ho firmato con la Newton che, credo, lo pubblicherà entro due anni al massimo. Sono io. Proprio io. Crisi di panico. Inadeguatezza. Incapacità di scollarmi dalla fantasia e di guardare la realtà per quello che è realmente.

Consiglieresti alle autrici di tuffarsi nel self o di provare a inviare il proprio romanzo a delle case editrici?
Le case editrici non accettano esordienti senza l’intermediazione di un agente letterario e gli agenti letterari ormai, come le case editrici, pescano autori sulle piattaforme self. Quello che consiglio dal mio punto di vista, pensando alle mie esperienze passate, è di curare al meglio il proprio romanzo. Editing. Trama. Cover. Dopodiché di provare da soli tramite self, perché si è liberi di sbagliare e di imparare e si è più consapevoli delle proprie potenzialità e di ciò che si desidera davvero nel caso si manifesti l’interesse di una casa editrice. E soprattutto di tutelarsi. So che costa, ma sono i vostri sogni, registrate sempre i romanzi alla SIAE prima di pubblicarli.


Qual è stata la tua reazione quando hai visto il tuo primo romanzo in libreria?
Mah. Incredulità latente. Ancora non ho realizzato. Per me è come se quel mondo lì non esistesse e io non ne facessi parte. Mi continuo a vedere e vivere come una lettrice, non come un’autrice. E so che non mi crederà nessuno ma non provo proprio nulla vedendomi in libreria. Quella che gira con una mia copia sempre nella borsa è mia madre. Io bo.. Non so. Il fatto è che se inizi a crederci e non si avvera soffri e io ho deciso da tempo che avrei fatto qualsiasi cosa per non soffrire più. Voglio solo sorrisi.

Ultima domanda. Hai dei progetti per il futuro?
Un’enormità. Tipo imparare a cucinare finalmente la torta di mais di mia zia. Poi voglio fare un corso di disegno. Scrivere un giallo. Imparare a cucire. Fare un corso di moda. Tanti. Tanti. Così tanti che probabilmente non ne realizzerò nessuno presa dall’ansia.


Grazie mille Cecile per essere stata con noi, torna a trovarci!

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